di Monica Brenga e Elisa Scancarello
Già ad inizio Novecento era diffusa l’abitudine, soprattutto fra i milanesi, di scegliere come meta di vacanze e svago la città di Varese, grazie alla sua vicinanza e alla sua posizione strategica fra le montagne e il lago. Il Parco Campo dei Fiori ha quindi cercato, sin dalla sua nascita, nel 1984, un equilibrio fra l’obiettivo di conservazione e quello di fruizione del proprio territorio e delle bellezze contenute all’interno.
Negli ultimi due anni parte di questo patrimonio è stato messo a rischio da incendi boschivi nati dalle mani dell’uomo.
Nell’autunno 2017 sono serviti nove, interminabili giorni per riuscire a spegnere le fiamme che bruciavano i boschi del Campo dei Fiori. Rabbia e tristezza si sono alternate, mentre l’inestimabile lavoro dei volontari dell’Anticendio Boschivo continuava giorno e notte per domare il fuoco. 370 gli ettari interessati da questo primo episodio che ha colpito il versante sud. Sono stati coinvolti luoghi cari alla popolazione, i sentieri su cui si passeggia nel fine settimana e da cui si gode, con un solo sguardo, l’arco alpino, il Monte Rosa e il Monviso. Si è temuto anche per l’Osservatorio Astronomico: il varco per le stelle.
Rientrata l’emergenza, il Parco si è subito attivato attraverso rilievi, valutazione dei danni, stima di eventuali ripercussioni sulle acque e sulla stabilità dei versanti. Quando un ecosistema viene alterato l’effetto è un domino che si ripercuote su molti aspetti, anche quelli meno evidenti. Il passo successivo è stato capire come operare sul territorio con i mezzi a disposizione, come trovarne altri e valutare l’incidenza che poteva avere il Parco utilizzando le sue professionalità e rispondendo alle sue prerogative istituzionali.
Oltre agli effetti ambientali, però, la ferita nella montagna ha avuto la capacità di risvegliare la cittadinanza da una sorta di torpore, ricordando l’esistenza, l’importanza e la bellezza del Parco Campo dei Fiori. Come spesso capita quando si ha la fortuna di avere qualcosa di prezioso a portata di mano, facilmente se ne dimentica il valore, e a volte, addirittura la presenza. Ed ecco quindi che, durante e dopo il primo incendio, tante sono state le disponibilità a dare un aiuto concreto, piccolo o grande, molte le richieste di informazioni su quanto accaduto, tanta l’empatia dimostrata.
Il Parco ha fatto il possibile per non deludere l’affetto e l’interesse dimostrati dai cittadini.
Dopo l’aspetto tecnico e logistico è stato quindi necessario occuparsi della comunicazione. Ma come? Il Parco Campo dei Fiori non ha un ufficio dedicato. Sono stati presi contatti con i media partner del territorio per diffondere notizie corrette con modalità professionali. Quanto successo ha avuto risonanza anche sui telegiornali regionali e nazionali ma le notizie volano tra le mille date, mentre la stampa e i social locali hanno permesso di creare un legame con i varesini, facendo così scoprire la realtà dell’area protetta anche a chi era distratto o disinteressato. In collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria è stata organizzata una serata pubblica con alcuni esperti per spiegare al pubblico cosa fosse accaduto e ricordare che la Natura, nella sua complessità, segue sempre il proprio corso, anche se i tempi spesso non corrispondono a quelli dell’uomo.
Il Parco Campo dei Fiori ha deciso di valorizzare la rete delle associazioni ambientali del territorio.
Insieme a Legambiente sono state realizzate la newsletter e la campagna dedicata all’incendio, accompagnata dall’hashtag #campodeifiorisiamonoi.
Un titolo non casuale, in cui si è voluto sottolineare lo stretto legame fra il territorio e la popolazione e, di conseguenza, anche la responsabilità che ciascun cittadino ha nei suoi confronti. Insieme a Legambiente è stata aperta una casella di posta specifica (campodeifiorisiamonoi@parcocampodeifiori.it), strumento utile per rispondere a tutte le domande connesse all’incendio e in cui raccogliere idee e richieste di tutti: dalla grande ditta, agli scout, al singolo cittadino, all’associazione. È stata un’operazione molto faticosa ma assolutamente appagante perché ha portato a stringere un legame con la cittadinanza che ha riscoperto il valore dell’ambiente rivalutando il Parco: un grande vecchio sdraiato che può essere fragile e vulnerabile, e avere bisogno di noi. L’aumento dell’interesse da parte del pubblico è stato confermato sia dal trend positivo della pagina Facebook del Parco sia dalle numerose richieste da gruppi, volontari, aziende e associazioni che vogliono contribuire alla manutenzione del territorio.
Su richiesta della popolazione è stato aperto un conto corrente. Le donazioni sono state fatte da aziende e scuole ma anche da singoli cittadini. I più piccoli sono stati particolarmente colpiti da questo evento: nei vari disegni inviati al Parco il fuoco ha preso, nelle loro fantasie, le vesti del mostro mentre i volontari e i loro mezzi sono diventati gli eroi che hanno salvato la natura, e si sa che i buoni vincono sempre!
Una parte dei fondi donati non poteva quindi che essere destinata a realizzare un’importante campagna di educazione ambientale dedicata alle scuole, con focus sull’informazione e la sensibilizzazione agli incendi boschivi. Il Parco si è sentito in dovere di dare ai più giovani una “cassetta degli attrezzi” che permettesse loro di capire meglio questo evento, cosa fare per l’ambiente e permettere loro di coltivare una sensibilità che li farà diventare adulti consapevoli. La convinzione di chi lavora all’interno del Parco del Campo dei Fiori è che sia certamente necessario piantare alberi, ma che sia altrettanto importante seminare conoscenza e rispetto fra i giovani, perché saranno loro i futuri custodi dell’ambiente.
La precedenza è stata data a tutte le scuole che avevano contattato il Parco tramite la casella di posta dedicata, e grazie al passaparola e ai social media l’iniziativa ha raggiunto una platea estesa: 1021 i ragazzi che hanno partecipato alle attività di educazione ambientale post-incendio, 12 i plessi coinvolti con 49 classi, dalla scuola primaria fino alla secondaria di II grado. Il progetto è stato concepito su due moduli. In un primo modulo in aula, attraverso una presentazione interattiva contenente anche video-interviste a esperti del settore, sono stati analizzati i diversi effetti provocati dall’incendio. Dalle differenti tipologie di incendi sono stati affrontati tematiche come la prevenzione, la gestione forestale e l’intervento operativo sul fuoco. Nel secondo modulo i ragazzi sono stati accompagnati in una specifica zona del Parco colpita dall’incendio e messa in sicurezza, per osservare direttamente gli effetti del fuoco, la naturale ripresa del bosco e gli interventi dell’uomo. Questo approccio divulgativo ha incontrato il favore tanto degli insegnanti quanto degli alunni. I dati oggettivi sono emersi dai moduli di valutazione fatti compilare per ogni attività, in aula e sul campo, ad ogni classe che abbia aderito al progetto. In particolare, l’attività pratica è stata molto apprezzata dagli insegnanti in quanto il percorso a piedi nel Parco ha permesso sia un contatto immediato fra studenti e natura, sia un ottimo spunto per arricchire l’attività dedicata all’incendio con osservazioni e considerazioni naturalistiche.
Da questa esperienza il Parco ha ulteriormente compreso che bisogna continuare a lavorare sul concetto di comunità, valorizzando quindi la dimensione dell’incontro. Altrettanto importante è diffondere le buone notizie: si ha estremo bisogno di fiducia e prospettiva, soprattutto dopo un evento negativo come un incendio, non nascondendo al contempo le eventuali difficoltà. È necessario lavorare in sinergia e mettendo a sistema l’apporto di specifiche professionalità e competenze, volontari compresi, si perseguono obiettivi qualitativamente e quantitativamente altrimenti non raggiungibili.
Altro concetto che abbiamo fatto nostro in questa azione “intensificata” di comunicazione è che tutti noi abbiamo ancora voglia di condividere, di sentirci partecipi.
Abbiamo la necessità di trovare, anche nelle situazioni difficoltose e di emergenza, elementi positivi da cui costruire.
La positività nell’atto della comunicazione è un ingrediente importantissimo, come il saper diffondere in modo semplice il sapere.
Si può agire in modo concreto ed efficiente se si sa e si conosce, ed è compito di una corretta comunicazione dare “pillole” di informazione pratiche e comprensibili, semplici ma precise, che permettano all’intera comunità di riconoscersi.
Cerchiamo con convinzione la condivisione, per far comprendere che se si lavora per un bene comune, è necessario creare una condivisione tra i soggetti.
Non è un compito facile, costa molta fatica.
Forse si possono usare termini molto di moda, si può parlare di empatia e di resilienza dei cittadini affinché riconoscano nel Parco un bene prezioso non solo per se stessi e non solo in questo momento, ma un vero patrimonio, un capitale che ha un valore inestimabile e che una volta perso non riavremo più indietro.
Forse si può parlare d’amore.
Senza avere pudore di usare usare questa parola.
Quindi #campodeifiorisiamonoi.
Siamo proprio noi.